Mai come ai nostri giorni l’umanità si è trovata ad avere il proprio asse di equilibrio orientato verso il futuro tanto decisamente. I progressi in ogni campo della scienza e della tecnica sono così numerosi e rapidi che, quasi, saremmo portati a dire invence, di non essere noi a muovere alla conquista del futuro, ma il futuro a stringerci d’assedio.
Di Qui tutte le conseguenze che sono in fondo gli aspetti caratteristici della nostra epoca: dalla specializzazione su scala sempre più vasta, dato che in ogni disciplina, in ogni settore della cultura e del lavoro umano, grazie al progresso, si è venuto accumulando un patrimonio immenso di informazioni, alle più appariscenti e strepitose conquiste di cui quotidianamente siamo testimoni; e ancora, per restare nel campo degli esempi, l’incomprensione fra le generazioni, sintomo chiaro e inequivocabile di come l’accelerazione del progresso abbia innestato una marcia in più rispetto alla stessa velocità di adattamento dell’uomo.
In un’epoca che ebbe molti punti di contatto com la nostra, che grosso modo si estende ad abbracciare tutto il secolo XVIII e passata alla storia col nome di Illuminismo, si ebbe appunto un fenomeno analogo. Grazie all’apporto di uomini geniali, primo fra tutti Galileo Galilei, nasceva la scienza. Il suo apparire nel mondo destò un entusiasmo incontenibile, al punto che si giunse ad innalzare la mente dell’uomo, la Ragione, al livello della divinità. Anzi, Dio fu messo da parte, come cosa superflua. Si aveva insomma una fede senza fine nelle possibiltà della ragione e si credeva fermamente che la sua potenza non avesse limiti. Quei giorni furono salutati come la prima vera alba che il genere umano avesse mai conosciuto.