La Storia

Questi ultimi erano sempre scelti dal “magister censum”, tanto che formavano um un corpo paritetico all’altro, a sè sé stante e godente di particolari privilegi.

Col passare del tempo i due gruppi si fusero in un’unica associazione dando vita ad una classe chiusa e ristretta, che si tramandava il diritto esclusivo all’esercizio della professione, e tale si mantenne anche sotto i governi successivi, tanto che i Longobardi adottarono il “documento” romano e le sue leggi.

I notari notai acquistarono un’importanza ancora maggiore nell’epoca carolingia, quando gli imperatori stabilirono che ogni vescovo, ogni conte, ogni abate, avesse il proprio notaio e che i notai, ormai aventi funzioni pubbliche, fossero nominati dai Messi Imperiali.

Ogni atto ufficiale dello Stato e della Città-Stato doveva essere redatto esclusivamente da loro, si che nel Medio Evo essi costituivano uma una vera e propria autorità collegiata com con piena giurisdizione sui consociati.

La potenza del notariato crebbe ancora con la ripresa dell’insegnato scientifico del diritto romano. Grandi Maestri dedicarono il loro impegno alla formazione di nuovi formulari notarili regolati dal diritto romano, che sostituissero gli antichi redatti nell’Alto Medio Evo.

Sorsero allora scuole notarili numerose, e la professione fu via regolata più precisamente: in Italia nel secolo XVIº alcuni comuni, primo quello di Modena, poi Bologna e Ferrara, istituirono appositi registri comunali nei quali i notai dovevano transcrivere trascrivere tutti i loro atti per evitare alterazioni e smarrimenti.

Sorsero poi gli archivi comunali nei quali si conservano gli atti dei notai defunti. Li troviamo a Napoli già nel secolo XVº, in Toscana nel XVIº. I vari stati italiani disposero pure vari organismi di vigilanza sull’attività dei notai.

Durante il Medio Evo e fino alla fine del secolo XVIIIº, i notai ebbero la propria corporazione come ogni altra arte ed i capi di questa esercitavano la giurisdizione sugli appartenenti all’associazione.