Molti Francesi ne attribuiscono l’origine alla corazza per essere posta nel mezzo dello scudo, come fecero del capo l’elmo, della punta il calzare dei cavalieri. Più ragionevole sarebbe il parere di coloro che vi vedono rappresentata una sciarpa da torneo a favore delle dame, se non fosse più naturale che questo ornamento si riscontrasse nella banda o nella sbarra, che indicano appunto con la loro posizione diagonale ad una tracolla. Quanto a noi stiamo con il Pietrasanta, che per primo interpretò la fascia per un cingolo militare, Infatti la posizione nello scudo e la frequenza di questa pezza nelle armi, ci danno ragione a vedere nella fascia uno dei principali distintivi della cavalleria.
Altri autori ci dicono che simbolicamente la fascia può rappresentare un buon generale; quella rossa la maestà giusta e la vittoria audace; e quella d’argento illustre prosapia, prudenza e grandezza.
La fascia è, col capriolo e la croce, una dei drappi più comuni nell’araldica; ve ne è molta nelle armi italiane, altrettanta nelle francesi e ancora in Danimarca e nelle altre nazioni. Oltre alle sue alterazioni e modificazioni, la fascia può essere semplice, caricata, accompagnata, a scacchi, nebulosa di due smalti, sostenente, bandata, semipartita, bordata, composta, contropotenziata, inchiavata di due smalti, cancellata, grembiata, losangata, ripiena, sarchiata, sormontata, inferriata, attraversante, attraversata, costeggiata, congiunta, seminata, burellata, palata, dell’uno all’altro ecc.
Fu anche detta colonna, o doga per traverso piano, e i Tedeschi la chiamano Schildstrasse o strada dello scudo, oppure Balken, cioè trave.