Il rosso dei Francesi è detto gueules, dalle gole rosseggianti degli animali, giusta l’avviso di le Feron e di Menage. Altri fanno derivare quel vocabolo da cusculium, col quale Plinio designa la cocciniglia. Ma l’opinione più diffusa e accreditata è che sia una parola di origine orientale, sia che richiami l’ebraico gulud, pelle rossa, o sia che ricordi il ghul dei Persiani, voce che significa rosa o rosso, come Ghulistan vuol dire paese delle rose. Il Du Cange molto assennatamente giudica che gula fosse nella bassa latinità una pelle tinta in rosso, e si rifà alla di S. Bernardo indirizzata all’arcivescovo di Sens: Horreanti et murium rubricatas pelluculas, quas gulas vocant, manibus circumdare sacratis. Comunque sai, il vocabolo gueules é antichissimo nel blasone francese, e si trova nominato più volte nella descrizione in rime del Torneo di Chauvency, descritta nel 1285 da G. Bretex.
Il leone contende all’aquila il vanto di essere la più nobile figura del blasone. Gli uomini ne fecero il re degli animali, gli araldi lo costituirono re egli emblemi blasonici. Nessun altro animale fu fatto simbolo di tante diverse idee quanto il leone. Nei geroglifici egiziani rappresentava magnanimità, e una testa di leone, vigilanza e custodia. I simbolisti, gli iconologi e gli araldisti si accordarono nell’attribuirgli i simboli di valore, dominio, nobile eroismo, fortezza, coraggio, magnimità e generosità. Pietrasanta dice che rappresenta il capitano che muove alla guerra, come il leone va alla caccia degli altri animali. Il Bombaci lo fa emblema di vigilanza perchè i Greci lo ponevano sulla soglia dei lori templi, e perché credevano dormisse com gli occhi aperti. Il Campanile dà l’attributo di vigilanza alla testa del leone e quello di ferocia al suo busto. Finalmente il Mènèstrier è di opinione che tanti leoni di diversi colori che si vedono nelle arme rappresentino i viaggi di oltremare dei cavalieri.