Il rosso è stimato da molti il colore più nobile del blasone; i francesi però gli preferivano l’azzurro, come quello che figurava nell’arma reale.
Il rosso si contrassegna con tratteggi perpendicolari, ed il suo segno planetario è Marte. Esso rappresenta il fuoco fra gli elementi, il rubino fra le pietre preziose; e simboleggia amore di Dio e del prossimo, verecondia, spargimento di sangue in guerra, desiderio di vendetta, audacia, valore, fortezza, magnanimità, generosità, grandezza, nobiltà cospicua, e dominio. È anche un ricordo dell’Oriente e delle spedizioni d’oltremare, come pure dimostra giustizia, crudeltà e collera.
Ignescunt irae, disse Virgilio. Finalmente, siccome dagli antichi era consacrato a Marte, potrebbe significare slanci d’animo intrepido, grandioso e forte. Gli Spagnoli chiamano il campo rosso sangriento, ossia sanguinoso, perché richiama alla memoria le battaglie sostenute contro i Mori. Un nome analogo lo troviamo in Germania nel blutige Fahne, vexillun, cruentum, campo tutto rosso senza alcuna figura, che indica i diritti di regalia, e si trova nell’armi di Prussia, d’Anhalt, ecc.
Il rosso è con l’azzurro uno dei due colori più usati nel blasone; ma più frequentemente si trova nelle armi di famiglie borgognone, normanne, guascone, brettone, spagnole, inglesi, italiane e polacche.
Nella stagione cavalleresca il rosso nell’armi non si poteva portare se non da chi ne otteneva il permesso dal sovrano, o da chi apparteneva a possenti e principesche famiglie; né si concedeva il rosso con l’oro ad altri che ai principi, ai cavalieri e ai nobili di antica estrazione. Ma queste leggi, che gli araldi studiavano di far rispettare, non furono mai considerate, e non vi è gerarchia nel rosso delle diverse arme dei nobili.