Ma la vera ragione di questo gusto dei Fiamminghi ci è rivelata dal Mayer, il quale narra che alle Crociate tutti i signori di quel paese, che fu poi detto Paesi Bassi, portavano dei leoni di differente colore, che rimasero poi nei loro blasoni.
Il leone fu una delle bandiere dei Galli e dei Franchi, dei Belgi e dei Batavi, dei Goti e dei Danesi, dei Borgognoni e così via. Nel Medio Evo i Guelfi portarono i leoni rampanti e i Ghibellini quelli passanti. Ancora, fu insegna dei Baroni e dei Pari, infatti il Mazziere dei Pari d’Inghilterra portava appunto un leone d’oro all’estremità del proprio bastone.
Si conclude così l’esame dello stemma di Casa D’Angieri o D’Angeri, che ci ha consentito di conoscere nei particolari le intenzioni ed i significati che l’ideatore dell’arma volle esprimere, di gettare un ponte ideale tra noi e i nostri Avi.
Ma l’incontro realizzato attraverso lo stemma com i nostri Maggiori diviene tanto più vivo e suggestivo allorchè si pensi all’uso concreto e continuo che essi facevano dell’arma nella loro vita quotidiana.
Infatti, sino dal secolo XIIIº, i membri di quelle eminenti famiglie che godevano de un loblasone, fecero scolpire le loro insegne sui monumenti da loro eretti, le fecero miniare da abili artisti sui codici e successivamente sui libri di loro proprietà, le usarono per siglare e sigillare corrispondenza privata ed atti pubblici.
Le posero poi sulle porte dei castelli e dei palazzi cittadini e infine, in tempi più gentili, sulle porte delle ville di campagna, finendo per fregiarne all’interno persino i mobili, il vasellame e le posaterie.